mercoledì 17 marzo 2021


 PALAZZI E VILLE delle MARCHE: a caccia di stampe e di originali

Ho deciso di dare il via a una vera e propria rubrica, dedicata alle mie più recenti e inedite scoperte riguardo la presenza in alcune dimore storiche marchigiane di immagini tratte sostanzialmente da stampe.

Benvenute/i al primo caso di studio.



  1. Venere ferita da Amore a PALAZZO PASSARI di Montegiorgio


L’immagine di Venere ferita da Amore, nella Stanza del Tempo che svela la Verità, piano nobile di Palazzo Passari di Montegiorgio, è copia di un affresco realizzato nel 1516 dagli allievi di Raffaello, su disegno del maestro, per la Stufetta del Cardinal Bibbiena (Palazzo Apostolico, Città del Vaticano), la cui decorazione venne commissionata al maestro urbinate dal cardinale Bernardo Dovizi di Bibbiena, concordando con Pietro Bembo i motivi mitologici da inserirvi. 

L’immagine è tratta dalle Metamorfosi di Ovidio (Libro X, 525-526) e costituisce l'incipit della storia d’amore di Venere e Adone, illustrata in altri due riquadri con scene successive all'innamoramento della dea.

Ecco la celebre stufetta cinquecentesca e il particolare del riquadro con Venere ferita da Amore.




Questa la descrizione di Hermann Dollmayr che nel 1890 poté vedere e studiare gli affreschi, individuandone le fonti letterarie: “Venere [è] seduta in un bel paesaggio, cogli occhi rivolti mestamente a terra e la mano appoggiata alla mammella sinistra, attraverso la quale Amore l’ha colpita al cuore con un dardo. Amore le sta accanto appoggiato al suo arco e la guarda furtivamente, mentre essa gli appoggia languidamente il braccio sulla spalla” (cfr. H. Dollmayr, Lo stanzino da bagno del Cardinal Bibbiena, 1890, pp. 276-277).

A causa dei soggetti licenziosi, la visita dello stanzino da bagno fu a lungo proibita e perciò conosciuta solo attraverso delle incisioni. 

Dollmayr stesso indirizza il lettore alla visione di una stampa di inizio Ottocento tratta da un disegno di Tommaso Piroli (1752-1824), sebbene le stampe più antiche si devono alla mano di Marco Dente di Ravenna (n.? -1527) e di Agostino Veneziano (1490-1540), entrambi allievi di Marcantonio Raimondi, incisore di fiducia di Raffaello, immesse sul mercato subito dopo la fine della campagna decorativa vaticana.

Questa è la stampa rinascimentale di Agostino Veneziano; da notare, fenomeno non insolito a quei tempi, l'inserimento di un paesaggio urbanizzato alle spalle dei protagonisti, frutto dell'invenzione autonoma dell'incisore.

 

Questa  è  invece  la  stampa  neoclassica  di  Tommaso  Piroli,  dove la  resa  del paesaggio  campestre  è  fedele  all'originale. Si  tratta  di  un'incisione a semplici contorni, senza particolari indicazioni chiaroscurali, del tipo molto diffuso a partire da inizio Ottocento, generalmente impiegato come illustrazione a corredo di opere storiografiche destinate a un pubblico di artisti e critici d'arte.


Per finire, aggiungo anche la bellissima stampa a guazzo di Michelangelo Maestri, ancora inizio XIX secolo, popolarissimo tra gli stranieri che ne acquistavano le opere come ricordo del Grand Tour compiuito in Italia.



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