In questo luogo, immagino, verrei spesso. Mi siederei ad un tavolo, o sulla comoda poltroncina in una delle cappelle, e poserei lo sguardo affamato sui libri messi a disposizione a scaffale aperto. Comodi i ripiani ad altezza d'uomo (non ci obbligano ad arrivare in alto con la scala). E c'è tanta luce!
La sede è di per sé un gioiello d'arte: si tratta dell'ex-chiesa di San Giorgio in Poggiale (XVI secolo), situata nella centralissima via Nazario Sauro, distrutta dalla guerra e restaurata in anni recenti. Bellissimo l'allestimento curato dall'architetto Michele De Lucchi. Quel tocco in più è stato dato con l'inserimento di monumentali opere di arte contemporanea.
Entrando dalla splendida bussola in mattoni di abete e camminando verso l'altare, vedo le gigantesche tele di Piero Pizzi Cannella inserite nelle cappelle laterali. Sono vedute di città irreali dove convivono pacificamente alcuni riconoscibilissimi luoghi di preghiera, appartenenti a tutte le religioni.
Sulle tre pareti concave del coro absidale è rimasta l'ombra di una perduta biblioteca incenerita: non solo ricordo di antichi disastri, di ferite nella memoria, ma invito a fare attenzione, ad avere cura delle testimonianze del passato.
All'estro di Carlo Parmeggiani, e in coerenza con il tema della decorazione retrostante, appartiene anche Campo De' Fiori, l'installazione che siede sull'altare maggiore: una campana, massiccia e inutile, è piombata a terra e blocca al suolo un'ordinata pila di libri bruciacchiati. Fa male, a me che amo e custodisco gelosamente l'oggetto libro, constatare che i segreti di quei libri anneriti mi sono negati e torno a considerare la tragedia dei roghi ideologici, la dispersione di tanti manoscritti, il duro lavoro di chi si è occupato di conservarli. E di chi ancora lo fa con grande dedizione.
Il patrimonio librario (i testi vanno dal 1831 ad oggi) appartiene alla Fondazione CARIBO, che offre anche la consultazione di giornali e periodici. Presente anche un consistente archivio fotografico.
Sulla storia e altro a proposito della chiesa, vi rimando ai contenuti del regolamento pubblicato dalla direzione della biblioteca: https://genusbononiae.it/wp-content/uploads/2016/02/Regolamento-Biblioteca-2013.pdf
Vengo a vederla perché incuriosita dalla mostra sull'incisore bolognese Giuseppe Maria Mitelli (1634-1718), in questo caso esercitatosi sul tema della fugacità del vivere. Molto interessante scoprire quanto il pensiero che di fronte alla morte siamo tutti uguali, esposto magistralmente da Totò nella sua celebre poesia La livella (1964), fosse ossessivo per Mitelli e i suoi contemporanei. Sono decine le stampe che Mitelli mise sul mercato, declinando di volta in volta vizi, passioni e illusioni di persone appartenenti a varie classi sociali. "Ogni cosa quaggiù passa e non dura", recita uno dei motti dell'artista... e su questo monito, alla fine, mi sono ritrovata a riflettere anch'io!
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