E' ancora un bellissimo inizio di settembre, qui a Venezia.
Girato l'angolo della chiesa, uno sguardo alle barche ormeggiate e al campanile di Piazza San Marco.
All'ingresso del parco, un paio di signorine gentilissime e graziose mi danno il benvenuto indicandomi il percorso. Attraversando il sentiero di ghiaia sembra quasi di immergersi in un mondo incantato.
E' la prima volta che la Santa Sede partecipa alla mostra e il tema della piccola cappella dispersa nella natura si ispira a quella che Erik Gunnar Asplund (1885-1940) progettò per il cimitero di Stoccolma nel 1920.
Realizzato dall'architetto svedese tra il 1917 e il 1940, con la collaborazione del collega Sigurd Lewerenz, il sito dove sorge la cappella è noto con il nome di Cimitero nel bosco e da una ventina d'anni risulta iscritto nell'elenco dei siti Patrimonio dell'Unesco.
Nell'allestimento ai giardini, il padiglione Asplund, posto all'inizio del percorso, ne espone i disegni originali e il plastico.Le cappelle disseminate nel giardino sono in tutto dieci e gli architetti, provenienti da tutto il mondo, hanno fatto uso di materiali molto diversi, alcuni di recentissima produzione.
Più che cappelle cristiane, dice il curatore Francesco Dal Co, esse "rappresentano un luogo di incontro".
Girovagando di qua e di là, ecco apparire tra gli alberi e le dolci dune dell'isola le spartane Vatican Chapels. Quali ministri della religione immaginereste all'opera al loro interno? E quali sante parole pronuncerebbero le loro labbra? Nessun intermediario si è ancora intromesso tra Dio e l'essere umano; le cappelle sono infatti meravigliosamente vuote e chiunque potrebbe parlare, cantare, oppure starsene in silenzio. Sì, in assenza delle voci lo sciabordio dell'acqua, il vento tra le fronde, lo scricchiolio della ghiaia e il battito d'ali di qualche uccellino possono bastare (parafrasando Emily Dickinson...).
La mia cappella preferita?
Questa, progettata da SEAN GODSELL, geniale architetto australiano che ha deciso di impiegare un nuovissimo materiale, il laminato zintek, prodotto a Porto Marghera, cioè proprio qua vicino.
Sensibile ai temi sociali, osannato dalla critica, Godsell si cimenta in questa nuova sfida ispirandosi a ciò che è sotto gli occhi di tutti: il mitico skyline veneziano, e in particolare il tema del campanile.
"Ho sempre amato i campanili di Venezia", dice, e allora si va in alto, la torre sembra una scatola col coperchio capovolto, ma una volta entrati dentro non c'è più niente da fare... si guarda su, dritto verso il cielo.
In questo luogo si celebra una delicata liturgia... e funziona, perché ti inonda di pace e di fiducia.
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