lunedì 22 ottobre 2018

Giornate FAI Autunno 2018: TERAMO NASCOSTA, domenica 14 ottobre

Molto ben organizzata la giornata dei volontari FAI a Teramo, città che visito per la prima volta. Arrivo di mattina, intorno alle dieci. L'offerta è molto articolata e ricca: si va dalle domus romane ai palazzi medievali e liberty. L'iniziativa è intitolata "Teramo nascosta" e si svolge nel centro storico della città inondata dal sole. Ad eccezione delle domus romane, ho visto tutto.
I volontari del FAI forniscono ai visitatori un utilissimo depliant con cartina e segnaletica dei siti: ben fatto! Inoltre, all'ingresso di ogni sito, consegnano una sintetica ma esauriente scheda informativa. Purtroppo non ci sono visite a cura dei giovani ciceroni; nonostante ciò, l'incontro con alcuni dei proprietari dei palazzi soddisfa molte delle mie curiosità.
E' quanto si verifica, ad esempio, all'interno di PALAZZO MUZII CASTELLI.




Edificato nel 1908 per volere dello storico teramano Muzio Muzii che lo commissionò all'architetto Vincenzo Pilotti, autore anche del progetto della villa suburbana della famiglia, il palazzo rappresenta uno dei maggiori esempi del diffusissimo Liberty locale. Ricche le decorazioni in facciata: stucchi, intonaci e modanature sono opera di Genoino Michetti; le tempere, raffiguranti motivi floreali, sensuali fanciulle e le divinità Flora e Pomona, vennero realizzate dal teramano Ernesto Aurini (1873-1947) e dal fiorentino Giuseppe Zina, ideatore dei paramenti pittorici del Villino Astengo a Roma, similmente condotti.

 

Al terzo piano di Palazzo Muzii Castelli, le padrone di casa accolgono i visitatori iscritti al FAI, cui l'ingresso è riservato, accompagnandoli sul bel terrazzo assolato dove li attende un graditissimo rinfresco.

 

Sofisticato il repertorio floreale che appare sui soffitti delle stanze. Il Liberty, nato in Inghilterra alla fine dell'Ottocento, dall'applicazione su stoffe, mobili e vari oggetti d'arredo di motivi che traevano per lo più ispirazione dal mondo vegetale, trovò ampia applicazione nell'architettura e nella pittura murale italiane, specie in seguito ai trionfi conseguiti all'Esposizione Universale di Parigi del 1900 e di Torino del 1902.



Sottoscrivo in pieno quanto spiegato da Mario De Micheli a p. 114 del suo imprescindibile Le avanguardie del Novecento, 1986 (a proposito delle radici dell'astrattismo): "L'arabesco floreale del liberty, sciolto da un riferimento di figurazione obiettiva, porta inevitabilmente al primo acquarello astratto del 1910 [naturalmente sta parlando di Kandinsky]. E ancora: "La linea del liberty si muove sul rettangolo del foglio o della tela sorretta da un impulso fantastico, s'arricciola, si spezza, s'impenna, procede dritta, ripiega repentinamente.Ormai l'opera non ritrae più il mondo oggettivo; il ponte con la realtà contingente è rotto".


Proprio di fronte a Palazzo Muzii Castelli, si erge  PALAZZO SAVINI. L'edificio sorge sulle rovine di un'antica domus romana (i mosaici sono conservati in situ, nel seminterrato), sulle quali nel corso del Cinquecento venne eretto l'antico carcere (poi Regia Udienza) della città. La ristrutturazione dell'imponente edificio avvenne nel corso del XIX secolo, quando il piano terra venne riservato alle botteghe e al primo piano venne ad abitare Bernardo Savini (1812-1884).  Nel 1885 il nipote Giuseppe pubblicò su di lui un'affettuosa biografia, dove ne tratteggia lo schivo carattere di uomo sensibile, cagionevole di salute e religiosissimo.



Dal cortile interno si accede ai numerosi appartamenti che oggi lo compongono.



La presenza di questa data all'ingresso potrebbe essere un indizio sull'effettivo inizio dei lavori.


Veniamo a sapere che il salone del palazzo era celebre per le feste che vi si allestivano.
Riesco a vedere poco dell'antico splendore, dato che sono soltanto un paio le stanze effettivamente aperte. In questo riquadro fa la sua comparsa una figura femminile che, ci dicono, ricorre spesso sui soffitti dei palazzi teramani: la dèa Flora.


Altrove il tema e lo stile cambiano totalmente: dal mito più convenzionale alla celebrazione delle antiche origini della famiglia.


E' evidente che qui si narra la storia: siamo alla corte di un illustre, potente personaggio del Rinascimento, forse un regnante... ma non porta corona. Il suddito riceve dalle sue mani un importante attestato, forse la concessione del feudo e del titolo nobiliare. Per questo compie un gesto di ringraziamento e di fedeltà. Decisamente più interessante dell'esempio precedente, e notevole anche la mano del pittore!


Sofisticati i battenti in legno delle porte d'ingresso!



A Teramo, se si escludono gli edifici religiosi, poco sopravvive dell'epoca medievale. Fa eccezione PALAZZO MELATINO, rilevato dalla Tercas nel 1996 per diventare degna sede della sua fondazione. 


Dico subito che i rimaneggiamenti dovuti al restauro architettonico sono rilevantissimi e, a mio modesto parere, non sempre felicemente riusciti. Trovo, ad esempio, che questi "portoni" in ferro siano un esperimento malriuscito, e dire che generalmente amo moltissimo l'accostamento del contemporaneo all'antico!


Nonostante il fatto che la famiglia ne avesse ottenuta facoltà di locazione già nel 1232, l'effettiva costruzione del palazzo avvenne solo nel 1372, per volontà di Roberto IV di Melatino. Nell'Ottocento l'edificio appartenne ai Savini: le due proprietà sono infatti confinanti e il retro di Palazzo Savini è visibile dal giardino nella corte retrostante la fondazione.




Al piano terra il moderno progetto di ristrutturazione ha inteso mettere in luce le varie stratificazioni storiche. Al di sotto del pavimento in vetro si possono osservare i resti di due sovrapposte domus romane, una musiva e l'altra sectile, oltre all'assetto medievale del palazzo.



Ho trovato eccezionale l'impresa editoriale che la fondazione ha avviato a partire dagli anni '80: sono infatti arrivati a sette i volumi dei Documenti dell'Abruzzo Teramano, un progetto editoriale imponente che offre una rilettura aggiornata del territorio, a partire dalla Preistoria fino all'Unità d'Italia. Una ricerca incentrata principalmente su documenti figurativi (opere d'arte e di artigianato artistico), ma anche storici, musicali e del folklore. Curata da studiosi di alto profilo, la collana DAT viene ora resa consultabile on line entrando nel sito web della Fondazione Tercas.

Continuando la nostra bella passeggiata lungo il corso, troviamo PALAZZO FRANCHI, aperto ai visitatori dagli eredi della famiglia Franchi, che ancora lo abitano.



Velocissima anche la mia visita di PALAZZO GIUSTINIANI, poco distante: nell'edificio ottocentesco si può ammirare esclusivamente una ingegnosa scala elicoidale con gradini in travertino montati ad incastro. Salendo fino all'ultimo piano, l'impressione è di apparente precarietà. Bella.



Di PALAZZO GIUSTI è possibile vedere solo l'elegante facciata liberty, caratterizzata da una modanatura ad arco ellittico ribassato sopra porte e finestre. Da notare anche le decorazioni floreali sulle balaustre in ferro battuto. Sembra che all'interno non rimanga niente dell'antico splendore.


Nel pomeriggio, ho visitato la Casa del Mutilato, pesantemente rimaneggiata in stile eclettico alla fine dell'Ottocento, 


il giardino della Villa Comunale (sede della Pinacoteca civica, purtroppo chiusa dopo le 13...) e la Cattedrale, dove una guida ci illustra le figure presenti nel Polittico di Jacobello del Fiore, realizzato con ogni probabilità durante la sua permanenza nelle Marche e in Abruzzo tra il 1425 e il 1430.


Senza ombra di dubbio però, la cosa più bella che ho visto qui a Teramo è VILLA BLANDINA, ancora in stile liberty, restaurata con grandissimo amore da uno dei proprietari (un architetto che si è preoccupato di conservarne anche i materiali meno nobili reimpiegandoli intelligentemente). Qui i soci FAI sono accolti in entrambi gli appartamenti e possono vedere quasi tutto accompagnati  dall'affascinante spiegazione dei padroni di casa.


La villa, situata nelle immediate vicinanze del centro storico, venne fatta costruire nel 1913 dal medico Tommaso Pirocchi che ne commissionò il progetto all'ingegnere teramano Alfonso de  Albentiis (1871-1942).
Eccone l'atrio, 



lo scalone,



il terrazzo che si affaccia sul rigoglioso giardino,


e i bellissimi soffitti dipinti da Vincenzo Sardella.



Qui vi faccio notare lo straordinario effetto damascato di questa tempera!





Sardella e De Albentiis lavorarono insieme anche nella realizzazione di Villa Capuani Celommi a Torricella Sicura (TE), nel cui salone ritroviamo una figura beneaugurante identica a questa Primavera di Villa Blandina.


A Teramo Vincenzo Sardella realizza nel 1903 anche le decorazioni pittoriche della Chiesa dell'Annunziata.

Belle anche le sovrapporte, dipinte a Napoli.


Al termine di questa ricchissima giornata, ringrazio il gruppo FAI di Teramo: complimenti a voi e alla vostra bella città!

martedì 16 ottobre 2018

Giornate FAI Autunno 2018: Monterubbiano (FM),sabato 13 ottobre

Sabato pomeriggio del 13 ottobre 2018. Il sole splende e fa caldo. Sono a Monterubbiano, alla ricerca di qualche bella sorpresa. Iniziamo dal gonfalone della città, tratto da un particolare del cofanetto in legno, opera della bottega del pittore Pietro Alemanno (1430/40-1498), conservato all'interno della sala consiliare: si tratta di uno scudo diviso a metà con monte di tre colli da cui spuntano due rami e con tre stelle nel campo d'azzurro superiore; in quello inferiore si alternano invece fasce di rosso e d'argento.


Alle 16.30 inizia la visita guidata ai luoghi di interesse storico-artistico inseriti nell'itinerario proposto dai volontari FAI: Polo San Francesco, chiesa SS. Giovanni Battista ed Evangelista, Ghetto ebraico, Teatro Pagani e tre palazzi, di cui vi racconto la visita con maggiore dovizia di particolari.
Nel Palazzo comunale (fondato nel XIV secolo, totalmente rimaneggiato negli ultimi due secoli), la quadreria ospita dipinti per lo più seicenteschi.
Attira la mia attenzione questo dipinto. Perché?


Il dipinto ritrae la facciata di un edificio antico con affaccio sul mare. L'ambientazione è molto probabilmente frutto della fantasia del pittore, ma il monumentale prospetto esisteva davvero e, attraverso le riproduzioni a stampa, diventava, a partire dal Cinquecento, modello per architetti del calibro di Palladio e dell'allievo Scamozzi. Quando in Italia si ricominciarono a progettare e costruire i teatri, per il proscenio e il fondale si guardò ancora una volta all'antichità, e in particolare a uno dei pochi esempi ben conservati in Europa: il teatro di Mérida (15-16 a.C.), nel sud della Spagna.


Basta guardare al meraviglioso teatro palladiano di Vicenza (1580) per intuire quale imprescindibile fonte d'ispirazione sia stato questo modello (ho visitato questa splendida città, le sue ville e il suo teatro in occasione della mostra su Van Gogh a dicembre 2017).


Parlando di teatri, mi ha ugualmente colpito, all'interno del teatro Pagani di Monterubbiano, la presenza dell'antico sipario istoriato, firmato dallo scenografo Aleandro Bazzani e datato 1881.


Come voleva la tradizione, all'immagine che decorava il tendone veniva attribuito il compito di ricordare le cosiddette "glorie patrie", ovvero eventi o personaggi storici che avevano contribuito a rendere imperitura la fama della città. In questo caso, l'omaggio è tutto per il pittore locale Vincenzo Pagani, raffigurato nell'atto di dipingere, mentre nello sfondo appaiono citazioni classicheggianti.
A questo proposito, vi rimando alla lettura di un paio di interessantissimi articoli tratti da Quei monti azzurri. Le Marche di Leopardi (Marsilio, Venezia 2002): "La moda del teatro" e "Le patrie glorie: sipari dipinti nei teatri delle Marche nell’Ottocento".


La visita a Palazzo Calzecchi Onesti non mi offre spunti particolarmente entusiasmanti.


Fu abitato da Temistocle, inventore del Coherer, meccanismo indispensabile a Guglielmo Marconi nella scoperta del telegrafo. Molto bello il panorama dalla terrazza sulla valle dell'Aso.
Lo stemma della famiglia presenta un leone rampante su tre colli.


L'ultima tappa del nostro itinerario ci porta a scoprire la storia della famiglia, l'imponente struttura architettonica e i molteplici tesori nascosti di Palazzo Secreti. Il proprietario (parte dell'edificio appartiene ancora all'antica famiglia) ci accoglie e ci fa da guida con premura ed entusiasmo.
La famiglia Secreti fu aggregata alla nobiltà di Montalto nel 1788, ma le sue origini risalgono al 1300. Dopo aver dimorato a lungo a Roma, nell'Ottocento i Secreti si stabiliscono a Monterubbiano e si legano per via matrimoniale alle più illustri famiglie del fermano.
Il palazzo avito è cresciuto sui resti dell'antica fortificazione voluta da Francesco Sforza per dotare la cittadina di un'efficace difesa contro le razzie dei saraceni: il palazzo ingloba parte della cinta muraria e l'antico cassero definisce il termine del giardino interno.




Nel salone, ci viene raccontato dal proprietario, si svolgevano feste, concerti e rappresentazioni teatrali. Gli invitati potevano sedersi su decine di lussuose sedie indorate: il primo sindaco post unitario di Monterubbiano fu un discendente dei Secreti (in casa si conserva il certificato di nomina da parte del re Vittorio Emanuele II) e alcune di queste meravigliose sedie arrivarono con lui in comune, per dare lustro al suo nuovo ufficio. Un vero peccato che siano state trafugate dal palazzo comunale recentemente!
Comunque le stanze, sebbene non interessanti dal punto di vista della decorazione pittorica dei soffitti, sono piene di cimeli e opere d'arte. Moltissime stampe sono appese alle pareti, secondo quella moda che dalla fine del Settecento e per tutto l'Ottocento imperversò nelle case della nobiltà e dell'alta borghesia italiana. 


Tutti i manufatti presenti nel palazzo meriterebbero la catalogazione e una descrizione dettagliata. 
Tra le opere d'arte, ho notato questo dipinto e la statuina in bronzo sottostante.
Il dipinto (una copia?) sembra appartenere alla serie degli amori di Venere... purtroppo non sono riuscita ad individuare nessun attributo che mi potesse far comprendere chi è il bel giovane che gode dei favori della dèa. Facilissimo invece riconoscere il bronzetto: si tratta infatti (anche in questo caso si tratterebbe di una copia?) di una famosissima opera di Medardo Rosso, Dopo una scappata (Il birichino o Gavroche), datata 1882.


E che dire di questo soffitto? Nei lacunari appaiono testine provenienti da tutti i continenti... molto originale. Non ricordo di averne mai visti di simili.


Noto un quadretto: è copia de L'edera (1875) di Tranquillo Cremona, di cui riporta anche le iniziali in basso a destra. L'evanescente tecnica pittorica impiegata in questa struggente immagine di amore non corrisposto non piacque ai contemporanei del pittore, tra i fondatori della Scapigliatura. Io invece l'adoro!



Il dipinto originale è conservato alla GAM di Torino, dove ho scattato questa foto lo scorso aprile. Un museo e una città davvero stupendi.


Il Sig. Secreti ci accompagna poi nello scantinato del palazzo: qui le pareti dell'antico fortilizio misurano cinque metri di spessore... temperatura perfetta d'estate e d'inverno e, il che non guasta, ottima resistenza alle cannonate!


In conclusione: bella e ricca Monterubbiano, con le sue feste tradizionali, i suoi quartieri nascosti, i panorami sulle infinite colline e con tutti i miei ricordi di quando, ragazza, passavo giorni spensierati e felici a casa di zia Italia.