Alle 16.30 inizia la visita guidata ai luoghi di interesse storico-artistico inseriti nell'itinerario proposto dai volontari FAI: Polo San Francesco, chiesa SS. Giovanni Battista ed Evangelista, Ghetto ebraico, Teatro Pagani e tre palazzi, di cui vi racconto la visita con maggiore dovizia di particolari.
Nel Palazzo comunale (fondato nel XIV secolo, totalmente rimaneggiato negli ultimi due secoli), la quadreria ospita dipinti per lo più seicenteschi.
Attira la mia attenzione questo dipinto. Perché?
Il dipinto ritrae la facciata di un edificio antico con affaccio sul mare. L'ambientazione è molto probabilmente frutto della fantasia del pittore, ma il monumentale prospetto esisteva davvero e, attraverso le riproduzioni a stampa, diventava, a partire dal Cinquecento, modello per architetti del calibro di Palladio e dell'allievo Scamozzi. Quando in Italia si ricominciarono a progettare e costruire i teatri, per il proscenio e il fondale si guardò ancora una volta all'antichità, e in particolare a uno dei pochi esempi ben conservati in Europa: il teatro di Mérida (15-16 a.C.), nel sud della Spagna.
Basta guardare al meraviglioso teatro palladiano di Vicenza (1580) per intuire quale imprescindibile fonte d'ispirazione sia stato questo modello (ho visitato questa splendida città, le sue ville e il suo teatro in occasione della mostra su Van Gogh a dicembre 2017).
Parlando di teatri, mi ha ugualmente colpito, all'interno del teatro Pagani di Monterubbiano, la presenza dell'antico sipario istoriato, firmato dallo scenografo Aleandro Bazzani e datato 1881.
Come voleva la tradizione, all'immagine che decorava il tendone veniva attribuito il compito di ricordare le cosiddette "glorie patrie", ovvero eventi o personaggi storici che avevano contribuito a rendere imperitura la fama della città. In questo caso, l'omaggio è tutto per il pittore locale Vincenzo Pagani, raffigurato nell'atto di dipingere, mentre nello sfondo appaiono citazioni classicheggianti.
A questo proposito, vi rimando alla lettura di un paio di interessantissimi articoli tratti da Quei monti azzurri. Le Marche di Leopardi (Marsilio, Venezia 2002): "La moda del teatro" e "Le patrie glorie: sipari dipinti nei teatri delle Marche nell’Ottocento".
La visita a Palazzo Calzecchi Onesti non mi offre spunti particolarmente entusiasmanti.
Fu abitato da Temistocle, inventore del Coherer, meccanismo indispensabile a Guglielmo Marconi nella scoperta del telegrafo. Molto bello il panorama dalla terrazza sulla valle dell'Aso.
Lo stemma della famiglia presenta un leone rampante su tre colli.
L'ultima tappa del nostro itinerario ci porta a scoprire la storia della famiglia, l'imponente struttura architettonica e i molteplici tesori nascosti di Palazzo Secreti. Il proprietario (parte dell'edificio appartiene ancora all'antica famiglia) ci accoglie e ci fa da guida con premura ed entusiasmo.
La famiglia Secreti fu aggregata alla nobiltà di Montalto nel 1788, ma le sue origini risalgono al 1300. Dopo aver dimorato a lungo a Roma, nell'Ottocento i Secreti si stabiliscono a Monterubbiano e si legano per via matrimoniale alle più illustri famiglie del fermano.
Il palazzo avito è cresciuto sui resti dell'antica fortificazione voluta da Francesco Sforza per dotare la cittadina di un'efficace difesa contro le razzie dei saraceni: il palazzo ingloba parte della cinta muraria e l'antico cassero definisce il termine del giardino interno.
Nel salone, ci viene raccontato dal proprietario, si svolgevano feste, concerti e rappresentazioni teatrali. Gli invitati potevano sedersi su decine di lussuose sedie indorate: il primo sindaco post unitario di Monterubbiano fu un discendente dei Secreti (in casa si conserva il certificato di nomina da parte del re Vittorio Emanuele II) e alcune di queste meravigliose sedie arrivarono con lui in comune, per dare lustro al suo nuovo ufficio. Un vero peccato che siano state trafugate dal palazzo comunale recentemente!
Comunque le stanze, sebbene non interessanti dal punto di vista della decorazione pittorica dei soffitti, sono piene di cimeli e opere d'arte. Moltissime stampe sono appese alle pareti, secondo quella moda che dalla fine del Settecento e per tutto l'Ottocento imperversò nelle case della nobiltà e dell'alta borghesia italiana.
Tutti i manufatti presenti nel palazzo meriterebbero la catalogazione e una descrizione dettagliata.
Tra le opere d'arte, ho notato questo dipinto e la statuina in bronzo sottostante.
Il dipinto (una copia?) sembra appartenere alla serie degli amori di Venere... purtroppo non sono riuscita ad individuare nessun attributo che mi potesse far comprendere chi è il bel giovane che gode dei favori della dèa. Facilissimo invece riconoscere il bronzetto: si tratta infatti (anche in questo caso si tratterebbe di una copia?) di una famosissima opera di Medardo Rosso, Dopo una scappata (Il birichino o Gavroche), datata 1882.
Noto un quadretto: è copia de L'edera (1875) di Tranquillo Cremona, di cui riporta anche le iniziali in basso a destra. L'evanescente tecnica pittorica impiegata in questa struggente immagine di amore non corrisposto non piacque ai contemporanei del pittore, tra i fondatori della Scapigliatura. Io invece l'adoro!
Il dipinto originale è conservato alla GAM di Torino, dove ho scattato questa foto lo scorso aprile. Un museo e una città davvero stupendi.
Il Sig. Secreti ci accompagna poi nello scantinato del palazzo: qui le pareti dell'antico fortilizio misurano cinque metri di spessore... temperatura perfetta d'estate e d'inverno e, il che non guasta, ottima resistenza alle cannonate!
In conclusione: bella e ricca Monterubbiano, con le sue feste tradizionali, i suoi quartieri nascosti, i panorami sulle infinite colline e con tutti i miei ricordi di quando, ragazza, passavo giorni spensierati e felici a casa di zia Italia.
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