Voilà: 15 giugno 2018, ci sono anch'io. Splende il sole su Basilea, alle dieci sono a Messeplatz, un'ora prima dell'apertura..., ma inaspettatamente non ci sono code all'ingresso, forse perché è solo venerdì. La manifestazione dura una settimana e fino a mercoledì accoglie solo gli addetti. Da giovedì a domenica invece apre le porte ai comuni visitatori come me e la mia amica Meri.
Sulla piazza si affacciano i vari edifici della fiera, con architetture postmoderne spettacolari. Snelle figure in piedi sulle pedane-panchine stanno facendo una performance, un ballo lento e armonioso che distende i nervi e invita a godersi l'attimo. Esattamente ciò che farò, a cominciare dal lasciarmi invadere da un senso di beatitudine e soddisfazione. Ho grandissime aspettative!
Decidiamo di vedere prima la sezione UNLIMITED, una vera e propria mostra con curatela di Gianni Jetzer, direttore del Swiss Institute di New York. Impeccabile il servizio al guardaroba, ai controlli e degli assistenti nelle sale. Le opere qui sono distribuite all'interno di un unico, grande spazio, ai cui lati si aprono stanze più raccolte contenenti video, fotografie e istallazioni. La maggior parte delle opere sono "storiche", rappresentative cioè della carriera di artisti contemporanei molto affermati.
Sono tutte veramente molto belle e alcuni degli artisti sono nostre "vecchie" e amate conoscenze. Ad esempio Ai Wei Wei, cui si deve questo poetico tappeto di cocci dal titolo "TIGER, TIGER, TIGER" (2015), composto da migliaia di basi di porcellane Ming, raffiguranti una tigre, che l'artista ha raccolto per anni.
Ecco uno psichedelico dipinto in acrilico su tela da James Rosenquist, "TELEVISION OR THE CAT'S CRADLE SUPPORTS ELECTRONIC PICTURE" (1988-89): sullo sfondo di galassie lontane, un volto femminile, un occhio e due enormi fiori della passione... l'artista si interroga sul futuro del nostro pianeta e dichiara tutto il suo amore per la difesa della natura.
E' del 1959 questo "arabesco" coloratissimo di Georges Mathieu,"HOMMAGE AU CONNETABLE DE BOURBON". Azionista ante litteram, Mathieu dipinse tele come questa nel corso di una performance al Fleischmarkt Theater di Vienna, accompagnato dalla musica del sodale Pierre Henry.
Le due opere che seguono sono quelle che ho apprezzato di più.
La prima invita a riflettere sulla relatività dello sguardo. Infatti, le 13 diverse fotografie dell'artista Barbara Probst colgono lo stesso identico momento da diversi punti di vista. Mi accorgo lentamente, da piccoli particolari che ricorrono, che il posto e i protagonisti sono gli stessi, ma la fotografa si è via via posizionata in alto o in basso, vicino o lontano, dentro o fuori. C'è inoltre il gioco di chi guarda colui che a sua volta guarda e, naturalmente, la denuncia dell'ambiguità dell'immagine fotografica. Ciò che viene fotografato è la realtà, una realtà schiava della soggettività. Persino il tempo che sembra intercorrere tra una scena e l'altra e il movimento che questo implica sono fasulli, dato che tutto avviene in un unico istante. Geniale!
Concludo con la sorprendente istallazione di Matthew Barney, "Partition 2002-2018", ispirata a un frame del film che l'artista ha girato nel 2002, CREMASTER 3. Il bancone di un bar di plastica, realizzato in scala 1:1, cioè in proporzioni corrispondenti al vero, assume l'aspetto di una scultura monumentale che si è sciolta sotto l'effetto del calore: è l'inizio del disfacimento. La struttura si ispira ai locali frequentati negli anni '30 dai muratori che dall'Irlanda emigrarono negli USA per costruire i grattacieli newyorkesi e nasconde molti simboli della massoneria e del folklore della loro madrepatria.
Nel primo pomeriggio entriamo nella fiera vera e propria: la distribuzione delle gallerie rispetta la consuetudine fieristica, con infiniti corridoi sui quali si affacciano piccole stanze. Ci sono poi spazi occupati dai pezzi forti dei musei svizzeri, ad esempio della Fondazione Beyeler, di cui mi occuperò in seguito. Vedo moltissimi Picasso e altre opere delle avanguardie. La fiera si snoda su due piani e gira intorno ad un patio con bar e giardino. Se si tengono come riferimento visivo i finestroni che vi si affacciano è più facile orientarsi. Dopo tre ore che siamo qui, la mia amica Meri si arrende ed esce, io invece voglio dare un'occhiata a tutto e resisto fino alla chiusura. Ne vale la pena. Queste sono alcune delle cose più belle che ho visto.
La prima: un mondo alla rovescia... tutto quello che vediamo è riflesso in uno specchio, sebbene sembri stare in piedi sui ripiani di questo carrello
Poi c'è questa Venere scomposta, la posa è identica a quella della dèa in gesso che tengo a casa mia, ma il prezzo immagino sarà ben diverso...!
Capolavoro estetico... da rifare a casa.
Romantico, iperreale... ti confonde.
Pietre leggere stanno sospese; una testa di vetro azzurrino le sta immaginando.
Colori e colori... fanno da sfondo al volto monocromatico di una bambinetta soave.
Impossibile allontanarsi dalla dolcezza enigmatica di questa figura femminile.
Scomporre, liberare, rielaborare forme straconosciute come il corpo umano.
Da notare anche il sottilissimo confine tra arte e design.
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