A Palazzo Iacoboni, ultimo nella serie dei quattro edifici storici aperti al pubblico in occasione delle Giornate FAI di Primavera 24-25 marzo 2018, il soffitto del salone presenta un ottagono con figure posto al centro di una convenzionale decorazione a ombrello, racchiusa tra cornici ed esili grottesche in stile pompeiano. Vi sono rappresentati dèi e personificazioni, in un insieme interpretabile come allegoria moraleggiante. Un sollecito Mercurio presenta la Pittura (pennello in mano, tavolozza posata a terra, genio alato che sostiene e indica un'epigrafe con su scritto IMITATIO) alla presenza di Giove in trono; questi addita il cielo dove, avvolta in una nube dorata, sopraggiunge la Gloria.
Questa figura femminile è stata finora erroneamente definita la Letteratura, come risulta dalle informazioni fornite sia dalla giovane guida interpellata nel palazzo al momento della visita, sia dalla scheda web messa a disposizione dal FAI. Trattasi invece, e in questo modo tutto il riquadro figurato assume un preciso e logico significato allegorico, della Gloria che, come specificato da Cesare Ripa, è rappresentata in veste di donna che regge una "figuretta" poco vestita, solitamente incoronata d'alloro (nel nostro caso la corona d'alloro cinge direttamente il capo della Gloria), e tiene altresì in mano una palma.
La scena dunque potrebbe alludere al fine ultimo cui ogni artista deve ambire, ovvero la gloria, raggiungibile per elezione grazie al sostegno e al favore degli dèi.
L'analisi stilistica permette infine di proporre la seconda metà dell'Ottocento come epoca di realizzazione dell'opera.
Il silenzioso dialogo che si sta svolgendo tra i quattro personaggi di Palazzo Iacoboni non sembra avere nulla a che fare con il racconto allegorico di Leon Battista Alberti, cui trasse ispirazione Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi, nel celebre dipinto Giove dipinge le farfalle al cospetto di Mercurio e della Virtù (1525), ora nel castello di Cracovia.
Le due immagini possono però essere messe in relazione per ciò che riguarda l'esaltazione dell'arte del dipingere, attività creatrice nelle mani del Giove di Dossi, attività che aspira al conseguimento della fama immortale nell'ottagono di Macerata.
"E' esattamente questo il momento in cui un artista deve rimboccarsi le maniche. Non c'è tempo per la disperazione, non v'è spazio per l'autocommiserazione, non c'è posto per la paura. Noi parliamo, noi scriviamo, noi facciamo linguaggio e arte. E' così che la civiltà guarisce". Toni Morrison
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