Dopo un inverno mite e quasi ininterrottamente
soleggiato, le previsioni annunciano l’arrivo della neve a Bologna dalle prime
ore del 3 febbraio... e difatti candidi fiocchi cadono alle porte della città.
Arrivata in tarda mattinata, il peggio è passato e la pioggia sta sciogliendo le ultime tracce della nevicata notturna. Fa un freddo cane.
Arrivata in tarda mattinata, il peggio è passato e la pioggia sta sciogliendo le ultime tracce della nevicata notturna. Fa un freddo cane.
Sono qui perché l’occasione mi sembrava
irripetibile, e non mi sono sbagliata.
Mentre ai padiglioni di Bologna Arte Fiera gli
accreditati del mercato d’arte contemporanea fanno i loro acquisti, la città offre a tutti
i comuni appassionati come me eventi, installazioni e mostre dislocate in varie
sedi del centro storico.
Mi avvio lungo via Zamboni, la via degli
universitari: la mia mèta è il civico numero 33, Palazzo Poggi. Occhiata veloce
agli affreschi della Sala di Ercole al piano terra, visti e fotografati tempo
fa.
Al primo piano trovo le curiose installazioni dell’americano Dennis
Oppenheim, noto esponente della land art, body art e video art, scomparso nel
2011.
A Palazzo Poggi, sede di antiche collezioni a
carattere scientifico, incontro personalmente
Andreco nelle sale dell’antica biblioteca dove espone diversi fogli con disegnate
sopra le sue nere, enigmatiche rocce. Il giovane e ormai affermato artista, ex
ingegnere ambientale, mi mostra sul suo telefonino l’immagine di una sua opera
esposta all'ultima Biennale di Venezia e risponde con disponibilità alle mie
domande, ma il suo lavoro non mi fa impazzire, anzi.
Nell’antica, splendida, biblioteca universitaria di Palazzo
Poggi ci sono anche le sculture post-concettuali di Luigi Mainolfi (accanto, la mia amica e compagna di uscite Silvana).
In biblioteca trovo però
molto più affascinante guardare cosa sta succedendo al di là di una porta
semiaperta, dove si intravvedono giovani studiosi, forse impegnati nella catalogazione di antichi
manoscritti?
Siccome sono in anticipo sui tempi, passo a farmi un
giretto veloce nella vicinissima Pinacoteca Nazionale, dove scopro con piacere
la bella mostra Party of life, Keith
Haring, a vision.
Per promuoverne la visita, gli organizzatori hanno
pensato bene di considerare il biglietto d’ingresso (3 euro) valido come
riduzione per la visita alla sede della straordinaria collezione storica permanente. Senza
nessuna variazione di prezzo, ci viene quindi offerta la possibilità di vedere
entrambe le esposizioni… Devo ammettere che è una trovata geniale e mai mi era
capitato di usufruire di uno sconto per accedere alle mostre temporanee, anzi
solitamente al visitatore viene richiesto il pagamento di un costo aggiuntivo.
Tornando indietro verso Piazza Maggiore, mi ritrovo davanti
a PALAZZO MAGNANI.
E qui accade la pura meraviglia. Nella sala affrescata dai
Carracci, LUCA POZZI ha eretto la spettacolare Grandfather Platform. Alle due del pomeriggio non ci sono code per salire…in
cima mi tolgo le scarpe e cammino su questa morbida moquette che riveste la
piattaforma sopraelevata: sotto i piedi vedo una rappresentazione del cosmo,
con stelle e pianeti; in un angolo, una delle lucide sculture appartenenti alla
serie dei Dragon’s Eggs. Tutto intorno
a me si dispiega il fregio con Le storie
di Romolo e Remo. Qui il dialogo tra antico e contemporaneo funziona veramente
alla grande.
Nel 1590 la decorazione del salone d’onore del palazzo
voluto da Lorenzo Magnani viene affidata a Ludovico, Agostino e Annibale
Carracci, i quali traggono ispirazione da Tito Livio.
Per un
approfondimento sul ciclo pittorico vi rimando al bel volume a cura di Andrea
Emiliani Le storie di Romolo e Remo
(Bologna, 1989).
Nessun commento:
Posta un commento