domenica 18 marzo 2018

Una gelida giornata per le vie di Bologna: c’è Art City



Dopo un inverno mite e quasi ininterrottamente soleggiato, le previsioni annunciano l’arrivo della neve a Bologna dalle prime ore del 3 febbraio... e difatti candidi fiocchi cadono alle porte della città.


Arrivata in tarda mattinata, il peggio è passato e la pioggia sta sciogliendo le ultime tracce della nevicata notturna. Fa un freddo cane.
Sono qui perché l’occasione mi sembrava irripetibile, e non mi sono sbagliata.
Mentre ai padiglioni di Bologna Arte Fiera gli accreditati del mercato d’arte contemporanea  fanno i loro acquisti, la città offre a tutti i comuni appassionati come me eventi, installazioni e mostre dislocate in varie sedi del centro storico.
Mi avvio lungo via Zamboni, la via degli universitari: la mia mèta è il civico numero 33, Palazzo Poggi. Occhiata veloce agli affreschi della Sala di Ercole al piano terra, visti e fotografati tempo fa. 


Al primo piano trovo le curiose installazioni dell’americano Dennis Oppenheim, noto esponente della land art, body art e video art, scomparso nel 2011.




A Palazzo Poggi, sede di antiche collezioni a carattere scientifico, incontro  personalmente Andreco nelle sale dell’antica biblioteca dove espone diversi fogli con disegnate sopra le sue nere, enigmatiche rocce. Il giovane e ormai affermato artista, ex ingegnere ambientale, mi mostra sul suo telefonino l’immagine di una sua opera esposta all'ultima Biennale di Venezia e risponde con disponibilità alle mie domande, ma il suo lavoro non mi fa impazzire, anzi. 


Nell’antica, splendida, biblioteca universitaria di Palazzo Poggi ci sono anche le sculture post-concettuali di Luigi Mainolfi (accanto, la mia amica e compagna di uscite Silvana).


In biblioteca trovo però molto più affascinante guardare cosa sta succedendo al di là di una porta semiaperta, dove si intravvedono giovani studiosi, forse impegnati  nella catalogazione di antichi manoscritti?
Siccome sono in anticipo sui tempi, passo a farmi un giretto veloce nella vicinissima Pinacoteca Nazionale, dove scopro con piacere la bella mostra Party of life, Keith Haring, a vision
Per promuoverne la visita, gli organizzatori hanno pensato bene di considerare il biglietto d’ingresso (3 euro) valido come riduzione per la visita alla sede della straordinaria collezione storica permanente. Senza nessuna variazione di prezzo, ci viene quindi offerta la possibilità di vedere entrambe le esposizioni… Devo ammettere che è una trovata geniale e mai mi era capitato di usufruire di uno sconto per accedere alle mostre temporanee, anzi solitamente al visitatore viene richiesto il pagamento di un costo aggiuntivo.




Tornando indietro verso Piazza Maggiore, mi ritrovo davanti a PALAZZO MAGNANI.
E qui accade la pura meraviglia. Nella sala affrescata dai Carracci, LUCA POZZI ha eretto la spettacolare Grandfather Platform. Alle due del pomeriggio non ci sono code per salire…in cima mi tolgo le scarpe e cammino su questa morbida moquette che riveste la piattaforma sopraelevata: sotto i piedi vedo una rappresentazione del cosmo, con stelle e pianeti; in un angolo, una delle lucide sculture appartenenti alla serie dei Dragon’s Eggs. Tutto intorno a me si dispiega il fregio con Le storie di Romolo e Remo. Qui il dialogo tra antico e contemporaneo funziona veramente alla grande.




Nel 1590 la decorazione del salone d’onore del palazzo voluto da Lorenzo Magnani viene affidata a Ludovico, Agostino e Annibale Carracci, i quali traggono ispirazione da Tito Livio. 
Per un approfondimento sul ciclo pittorico vi rimando al bel volume a cura di Andrea Emiliani Le storie di Romolo e Remo (Bologna, 1989).

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