lunedì 12 novembre 2018

A Bologna per il ponte di Ognissanti: scoprire la Biblioteca d'Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale

Quando pensavo di aver visto tutto, Bologna torna a sorprendermi.
In questo luogo, immagino, verrei spesso. Mi siederei ad un tavolo, o sulla comoda poltroncina in una delle cappelle, e poserei lo sguardo affamato sui libri messi a disposizione a scaffale aperto. Comodi i ripiani ad altezza d'uomo (non ci obbligano ad arrivare in alto con la scala). E c'è tanta luce!
La sede è di per sé un gioiello d'arte: si tratta dell'ex-chiesa di San Giorgio in Poggiale (XVI secolo), situata nella centralissima via Nazario Sauro, distrutta dalla guerra e restaurata in anni recenti. Bellissimo l'allestimento curato dall'architetto Michele De Lucchi. Quel tocco in più è stato dato con l'inserimento di monumentali opere di arte contemporanea.



Entrando dalla splendida bussola in mattoni di abete e camminando verso l'altare, vedo le gigantesche tele di Piero Pizzi Cannella inserite nelle cappelle laterali. Sono vedute di città irreali dove convivono pacificamente alcuni riconoscibilissimi luoghi di preghiera, appartenenti a tutte le religioni.
Sulle tre pareti concave del coro absidale è rimasta l'ombra di una perduta biblioteca incenerita: non solo ricordo di antichi disastri, di ferite nella memoria, ma invito a fare attenzione, ad avere cura delle testimonianze del passato.



All'estro di Carlo Parmeggiani, e in coerenza con il tema della decorazione retrostante, appartiene anche Campo De' Fiori, l'installazione che siede sull'altare maggiore: una campana, massiccia e inutile, è piombata a terra e blocca al suolo un'ordinata pila di libri bruciacchiati. Fa male, a me che amo e custodisco gelosamente l'oggetto libro, constatare che i segreti di quei libri anneriti mi sono negati e torno a considerare la tragedia dei roghi ideologici, la dispersione di tanti manoscritti, il duro lavoro di chi si è occupato di conservarli. E di chi ancora lo fa con grande dedizione.
Il patrimonio librario (i testi vanno dal 1831 ad oggi) appartiene alla Fondazione CARIBO, che offre anche la consultazione di giornali e periodici. Presente anche un consistente archivio fotografico.
Sulla storia e altro a proposito della chiesa, vi rimando ai contenuti del regolamento pubblicato dalla direzione della biblioteca: https://genusbononiae.it/wp-content/uploads/2016/02/Regolamento-Biblioteca-2013.pdf
Vengo a vederla perché incuriosita dalla mostra sull'incisore bolognese Giuseppe Maria Mitelli (1634-1718), in questo caso esercitatosi sul tema della fugacità del vivere. Molto interessante scoprire quanto il pensiero che di fronte alla morte siamo tutti uguali, esposto magistralmente da Totò nella sua celebre poesia La livella (1964), fosse ossessivo per Mitelli e i suoi contemporanei. Sono decine le stampe che Mitelli mise sul mercato, declinando di volta in volta vizi, passioni e illusioni di persone appartenenti a varie classi sociali. "Ogni cosa quaggiù passa e non dura", recita uno dei motti dell'artista... e su questo monito, alla fine, mi sono ritrovata a riflettere anch'io!









mercoledì 7 novembre 2018

Padiglione della SANTA SEDE alla XVI Mostra Internazionale Architettura Venezia 2018

"Vatican Chapels": sono state chiamate così le varie cappelle disseminate nei giardini di Palazzo Cini, sull'Isola di San Giorgio. Non ero mai stata all'interno del parco e ne valeva davvero la pena, il posto è molto romantico, poetico... meglio poi con il sole che splende e l'aria è mite.
E' ancora un bellissimo inizio di settembre, qui a Venezia.
Girato l'angolo della chiesa, uno sguardo alle barche ormeggiate e al campanile di Piazza San Marco.



All'ingresso del parco, un paio di signorine gentilissime e graziose mi danno il benvenuto indicandomi il percorso. Attraversando il sentiero di ghiaia sembra quasi di immergersi in un mondo incantato.
E' la prima volta che la Santa Sede partecipa alla mostra e il tema della piccola cappella dispersa nella natura si ispira a quella che Erik Gunnar Asplund (1885-1940) progettò per il cimitero di Stoccolma nel 1920.


Realizzato dall'architetto svedese tra il 1917 e il 1940, con la collaborazione del collega Sigurd Lewerenz, il sito dove sorge la cappella è noto con il nome di Cimitero nel bosco e da una ventina d'anni risulta iscritto nell'elenco dei siti Patrimonio dell'Unesco. 
Nell'allestimento ai giardini, il padiglione Asplund, posto all'inizio del percorso, ne espone i disegni originali e il plastico.
Le cappelle disseminate nel giardino sono in tutto dieci e gli architetti, provenienti da tutto il mondo, hanno fatto uso di materiali molto diversi, alcuni di recentissima produzione.
Più che cappelle cristiane, dice il curatore Francesco Dal Co, esse "rappresentano un luogo di incontro".



Girovagando di qua e di là, ecco apparire tra gli alberi e le dolci dune dell'isola le spartane Vatican Chapels. Quali ministri della religione immaginereste all'opera al loro interno? E quali sante parole pronuncerebbero le loro labbra? Nessun intermediario si è ancora intromesso tra Dio e l'essere umano; le cappelle sono infatti meravigliosamente vuote e chiunque potrebbe parlare, cantare, oppure starsene in silenzio. Sì, in assenza delle voci lo sciabordio dell'acqua, il vento tra le fronde, lo scricchiolio della ghiaia e il battito d'ali di qualche uccellino possono bastare (parafrasando Emily Dickinson...).





 



La mia cappella preferita?
Questa, progettata da SEAN GODSELL, geniale architetto australiano che ha deciso di impiegare un nuovissimo materiale, il laminato zintek, prodotto a Porto Marghera, cioè proprio qua vicino.


Sensibile ai temi sociali, osannato dalla critica, Godsell si cimenta in questa nuova sfida ispirandosi a ciò che è sotto gli occhi di tutti: il mitico skyline veneziano, e in particolare il tema del campanile.
"Ho sempre amato i campanili di Venezia", dice, e allora si va in alto, la torre sembra una scatola col coperchio capovolto, ma una volta entrati dentro non c'è più niente da fare... si guarda su, dritto verso il cielo.


In questo luogo si celebra una delicata liturgia... e funziona, perché ti inonda di pace e di fiducia.